Con piacere segnaliamo la pubblicazione del libro “La società dell’emergenza” scritto dall’amico e socio di MAG6 Francesco Fantuzzi. Si tratta del suo secondo saggio dopo “Dentro la zona rossa” firmato con Franco Motta e presentato ai Soci di MAG2 in un “giornata particolare” (qui il resoconto) a ottobre 2022 durante il quale è stato intervistato da Marinella Correggia (qui la video intervista). In attesa di ospitarlo nuovamente per la presentazione del nuovo volume anticipiamo un breve testo descrittivo inviatoci dall’autore e un estratto della postfazione di Franco Motta. Ricordiamo che chi volesse acquistare il libro può farlo dal sito dell’editore Sensibili alle foglie accedendo qui.
Dieci parole dell’emergenza
Quella in cui viviamo è La società dell'emergenza: emergenze reali, presunte, create ed alimentate ad arte. Un canovaccio atto a gestire una situazione certamente articolata e contorta, ma estremamente funzionale a un sistema di potere in affanno, che ritrova così il proprio riconoscimento e una nuova e inaspettata linfa vitale.
Il saggio sarà attraversato da dieci parole chiave atte a descrivere La società dell’emergenza, al fine di fornire strumenti di comprensione di un fenomeno sempre più complesso come quello che stiamo vivendo, nonché di accettare un minimo adattamento alla semplificazione che l’attuale comunicazione veicolata dai social e sempre più pregna di concetti semplici e semplicistici, caratterizzati da un’estrema brevità e da un pubblico distratto dall’eccesso di informazione.
Dieci parole, quasi i dieci comandamenti dell’emergenza, un simbolico viatico per un futuro vieppiù nebuloso e ricco di incognite.
Pandemia, guerra, insicurezza, caos: quale futuro ci attende? - Dalla postfazione di Franco Motta
La società dell’emergenza è una società ormai non più in grado di coltivare una speranza nel futuro, di esprimere una visione del mondo che possa restituire fiducia alle prossime generazioni e ridurre il senso sempre più pressante di paura, incertezza e precarietà. Una società senza avvenire che paradossalmente esprime il proprio disagio e l’inquietudine nei confronti del presente proprio con il prefisso che dovrebbe descrivere ciò che verrà: post. L’emergenza qui descritta si colloca pertanto in uno scenario di postmodernità, di postdemocrazia ed è narrata da una deferente postinformazione. Un quadro che ha messo in discussione tutte le certezze della modernità, consegnandoci un futuro insicuro, precario, un vuoto valoriale, uno stato di crisi e di caos, di guerra infinita. Una cornice in cui si colloca alla perfezione uno stato di emergenza permanente, in cui tale singolare ossimoro diviene prassi, consuetudine, nutrimento prezioso per il novello Leviatano cui spetta la sua gestione.